pubblicato il 28/12/2014 in Editoriali
Le giovani stelle dello sport non hanno bisogno di genitori invadenti che li guidino durante la loro carriera. Questo il punto di vista di Roger Federer, il quale ha specificato come agli atleti debba essere dato il giusto spazio per poter crescere senza subire inutili pressioni psicologiche e come non ritenga necessario che i genitori siano costantemente presenti nella carriera del figlio.
Un punto di vista molto netto quello del numero due del ranking mondiale, il quale ha, inevitabilmente, fatto riferimento alla sua situazione personale e al ruolo giocato dai genitori nel suo processo di crescita. Roger ha, in particolare, voluto sottolineare l'importante differenza tra il saper fornire consigli e l'essere dei genitori invadenti: “Il supporto dei genitori e il loro consiglio è molto importante – racconta l'elvetico – ti fa capire che è un privilegio essere in grado di poter frequentare lezioni di tennis e poter disputare i tornei. Il minimo che un ragazzo possa fare è dare il massimo e approcciarsi con una buona attitudine”. L'elvetico prosegue poi nella sua disamina: “Allo stesso tempo, i genitori devono lasciare il giusto spazio al ragazzo e all'allenatore per far si che possano lavorare e anche viaggiare da soli. I genitori non devono comportarsi da babysitter. Ecco perché quando i miei genitori mi dicono 'Sai, vorremmo venire a ogni torneo che giochi nel circuito' io gli rispondo 'Certo, venite a vedermi. Non mi dispiace trascorrere ogni giorno insieme a voi'. Se, al contrario, mi dicessero 'No, non vogliamo venire perché non ci piace', per me andrebbe bene lo stesso. Ed è così che molti genitori dovrebbero comportarsi, senza mettere troppa pressione addosso alle spalle dei propri figli”.
E come saranno le cose quando toccherà a lui essere dall'altra parte della barricata? “Non so se i miei figli giocheranno mai a tennis a livello professionistico. Sinceramente, credo dipenda da come andranno le cose quando ci sistemeremo in Svizzera e da che sport vorranno intraprendere. Ma credo che, per ogni ragazzo, sia fondamentale divertirsi in ciò che si fa, a prescindere dal tipo di sport”.